Gian Marco Sanna: Paradise

Sanna ha spesso citato questo aforisma di Borges in varie interviste come il seme da cui ha cominciato a germogliare in lui il concetto di “Paradiso.” Da qui, la scelta del filtro rosso con cui l’occhio è sopraffatto quando si guardano gli scatti, volta a segnalare l’esaurimento e la stanchezza di un pianeta dove, da molte parti, si dice che la ‘vita’ non può continuare così a lungo. Coprire l’immagine con un filtro – per essere provocatori – non è, tuttavia, un gesto tanto diverso da quello che ha portato l’ecosistema sull’orlo dell’abisso (ammesso, naturalmente, che ci troviamo ancora fuori, da questa parte, e non già oltre). Tuttavia, riproponendo un tale gesto, “Paradiso” ne mette a nudo la logica, evidenziando il fatto che il pianeta, nell’epoca dell’homo sapiens sapiens, ha visto il filtro del apparato tecnico-linguistico posto tra sé e quest’ultimo; il che l’ha portato, per finire, a diventare una fonte da cui attingere risorse per scopi di accumulazione infinita.