Quand les images prennent soin

Tra le diverse forme e significati che può assumere il legame tra il prendersi cura e l’immagine, la mostra approfondisce in particolare le dimensioni intime e universali del dolore e del lutto, le relazioni famigliari e ciò che rimane non detto, così come le preoccupazioni più comunitarie della visibilità e della rappresentazione, la riappropriazione della propria storia e il ruolo dell’immagine militante. L’esposizione riafferma il potere dell’immagine fotografica come strumento di empowerment ed emancipazione, capace di agire sulla propria situazione, identità, storia e sul proprio destino.

La prima parte della mostra si concentra sulla costruzione di una narrativa individuale, intima e familiare, che può essere legata al lutto, la scomparsa, la segretezza, alla malattia o alla disabilità. In quel caso, il “prendersi cura” diventa parte integrante di una narrazione attraverso le immagini, una narrazione che dà senso all’esperienza, in tutte la sue complessità, difficoltà e talvolta brutalità.

La seconda parte della mostra si dedica principalmente alle narrazioni collettive. In particolare, viene analizzata la nozione di “prendersi cura” attraverso la visibilità e la rappresentazione di certe comunità ed i loro legami con alcune forme di attivismo. Un’attenzione particolare è dedicata ai movimenti sociali e civici in Svizzera, soprattutto nella lotta contro il razzismo, l’omofobia e il sessismo, così come alla forma militante che le immagini possono assumere in tali contesti.